Le origini della Contea di Gorizia

Anche se la zona fu abitata fin dalla preistoria e fu sede di insediamenti romani, Gorizia viene citata ufficialmente per la prima volta il 28 aprile del 1001, in un documento in cui l’Imperatore Ottone III dona il castello di Salcano (Siliganum) e la “villa che nella lingua degli Slavi viene chiamata Gorica” per metà al Patriarca di Aquileia, e per l’altra metà al conte del Friuli Guariento, della casata degli Eppenstein.
Il possesso dell’area goriziana restò nelle mani del casato degli Eppenstein finché questa dinastia fu chiamata a governare il ducato carinziano (nel 1090), e quindi si estinse (1122 – 1125).
Attraverso un’intricata linea di successione, al dominio della Contea pervenne allora una stirpe che aveva già acquisito numerosi possedimenti in Austria, intorno a Millstatt, dove aveva fondato la celebre abbazia.

I Conti di Gorizia sarebbero quindi discendenti diretti dei conti di Val Pusteria e Lurngau, pur essendo anche imparentati con la famiglia bavarese dei conti Ariboni: alle origini della casata dovrebbero essere Liutgarda e il conte Aribo, fondatore appunto del convento di Millstatt, sul quale i Conti di Gorizia esercitarono, sin dalle origini, la loro avvocazia ereditaria.
Essi ebbero due figli: Enghelberto e quel Meginhard, o Mainardo, che risulta citato anche in un documento aquileiese del 1064, quale “Meginardus de Guriza“.

Duomo di Gorizia

I Conti di Gorizia e il Patriarcato di Aquileia

La storia dei Conti di Gorizia è fortemente legata al Patriarcato di Aquileia, del quale erano gli “avvocati”. I patriarchi, dominando il Friuli, rappresentavano un ostacolo alle mire espansionistiche dei Conti verso la pianura padana. Di qui una serie ininterrotta di fatti d’arme che costellarono la storia del Medioevo friulano. Nel quadro di questi conflitti, il 21 gennaio 1202, in una chiesetta presso Cormons i cui ruderi sono ancora visibili, fu stipulato il Trattato di San Quirino, che sancì ufficialmente il riconoscimento ai Conti di Gorizia del pieno possesso dell’area goriziana. I Conti si adoperarono allora a completare i loro possedimenti sparsi, unificandoli e consolidandoli in domini ben delimitati con l’edificazione di castelli, con l’obiettivo di staccare così definitivamente il territorio di Gorizia dal Patriarcato.

Espansione e potere della Contea di Gorizia

Dal 1200 l’importanza dei Conti di Gorizia nell’ambito dell’Impero comincia a crescere in modo esponenziale. Nel 1210 la città ottiene la concessione imperiale di tenere il mercato una volta all’anno in occasione della festa di San Giovanni Battista. Sempre a Mainardo II viene concesso il privilegio di battere moneta. Negli stessi decenni, i Conti cominciarono la loro espansione verso l’Istria, mentre si consolidava una convergenza di interessi tra Tirolo e Gorizia, che si concretizzò con il matrimonio di Mainardo III e Adelaide. Nel 1253, si compie la fusione fra le contee di Gorizia e del Tirolo. Mainardo III divenne così anche Mainardo I del Tirolo. Nel frattempo, i Conti consolidano anche in Friuli la loro egemonia: Alberto prima, e poi il figlio Enrico II, riuscirono a diventare i veri signori della regione, occupando Tolmezzo, Sacile, Caneva, Tricesimo ed altre terre, oltre a Tolmino, nell’alta valle dell’lsonzo. Persino Gemona aprì le porte ai Goriziani.

Piazza S. Antonio Gorizia

Enrico II, nato nel 1266 e figlio di Alberto II, fu forse il personaggio più affascinante della casata. Enrico II accarezzò il sogno di espandere i suoi possedimenti in territorio italiano, sconfiggendo definitivamente il Patriarcato di Aquileia. Occupò parte della Carnia. Si alleò quindi con Verona, patteggiando con Cangrande della Scala e marciò verso Treviso e Padova, assoggettando queste città nel 1319. Ma Enrico II non completò il suo grande progetto: nel 1323, all’età di 57 anni, la morte lo colse improvvisamente ( e misteriosamente, tanto che per molto tempo si credette fosse stato avvelenato da sicari inviati dagli Estensi) durante un banchetto. Sotto Enrico II la Contea di Gorizia raggiunge un’estensione davvero notevole: i suoi domini vanno dall’Istria al Tirolo, dal Veneto all’attuale Slovenia.

Ultimi secoli della Contea di Gorizia

Fra i successori di Enrico II, spiccò in particolare l’azione di Mainardo VII, tesa ad assicurare la sopravvivenza della dinastia, benché nel 1363 i conti fossero stati costretti a cedere il Tirolo agli Asburgo. Nel 1394 Enrico IV, figlio di Mainardo VII, iniziò un regno lunghissimo, che sarebbe durato fino al 1454.
Nel 1415, a Costanza, il conte Enrico ricevette dal re Sigismondo d’Ungheria la solenne investitura dei suoi feudi imperiali: la Contea di Gorizia con tutti i suoi annessi, la Contea Palatina in Carinzia, il tribunale di Flambro in Friuli e la Contea di Heunburg. Venezia, intanto, nel 1420 abbatteva definitivamente il quasi millenario Patriarcato di Aquileia, estendendo i suoi possedimenti nel Bellunese e in prossimità dell’Isonzo.

Nel 1424, Enrico IV e il fratello dovettero presentarsi a Venezia, quali eredi dei feudi friulani di Gorizia, e dunque obbedienti alla Serenissima. Questo atto diventava per Venezia ragione di pretesa sui possessi goriziani e sulla stessa Gorizia: la Serenissima, anche nel quadro delle devastanti invasioni dei Turchi in Friuli, occupò Gradisca, costruendovi una fortezza. Il 12 aprile 1500, il conte Leonardo di Gorizia-Tirolo, che aveva sposato Paola Gonzaga, morì senza eredi nel castello di Bruck, presso Lienz.

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